Piattaforme Metanifere
Ogni tanto viene tirato su qualche pesce strano, pesce a cui
non abbiamo fatto ancora abitudine vista la saltuarietà
della cattura e a cui non sappiamo dare un nome.
All'ennesima titubanza nel prenderlo con le mani per slamarlo,
(ho il pesce quasi in mano) un grido di Cippo rompe la
quiete in barca, è ancora una volta un grido disumano,
come dire, attento che è velenoso, ma ormai l'ho preso,
faccio quasi un balzo indietro dallo spavento. E nuovamente ingiurie
contro di lui, che deve ringraziare solo di una cosa, e cioè
che è inverno, altrimenti era già la seconda volta
che si faceva il bagno vestito.
E' ora di calare una canna stand-up per l'amico tonno,
non si sa mai, nel caso dovesse venirci a fare visita, non vogliamo
trovarci impreparati.
Prepariamo la canna e il primo suro che viene preso a bolentino,
lo inneschiamo vivo sulla schiena. Profondità circa venti
metri ed allontaniamo il tutto, a poppa della barca, tramite un
palloncino.
L'uso della stand-up, avendo noi l'eventuale sedia predisposta
a poppa, ci permette di combattere il pesce senza dover montare
la sedia, cosa che impedirebbe l'azione di pesca a bolentino.
Non saremo i primi e neanche gli ultimi che, durante il bolentino,
allama un tonno. A qualcuno è capitato infatti di perdere
la palamita (bolentino notturno estivo) nelle fasi finali di recupero
del pesce e con il guadino pronto all'uso; gli è sbucato
il tonno che a un metro sotto il pelo dell'acqua mangia la palamita
in difficoltà, figuratevi lo spavento, il tutto di notte,
col buio.
La giornata va avanti così per qualche ora, la stanchezza
comincia a farsi sentire, e l'effetto dei panini è già
svanito.
E' da un po' di tempo che seguiamo una mangianza di palamite
nei confronti di boghe e sgombretti e sarde. La cosa c'incuriosisce
e visto che non costa nulla fare un mezzo giro, intorno alla "Torre"
in acciaio, prima di mettere la prua a terra, concordiamo di provare
la traina alle palamite.
E' ormai ora di rientrare, il tonno non ci ha fatto visita,
ma di pesce ne abbiamo preso in abbondanza, siamo a dir poco stanchi
di quella pesca, che in sé non ha nulla di particolare
o di difficile, ma regala dei buoni "carnieri".
Tiriamo su le attrezzature, prepariamo una 12 libbre con rapala
per la traina alle palamite, il pesce neanche lo puliamo, è
inverno e non ci sono quindi particolari problemi di conservazione
del pesce.
La barca anch'essa non viene ripulita, ci aspettano probabilmente
delle palamite capaci di sporcare il pozzetto anche se messe in
appositi contenitori. Attenzione però!
Ricordatevi di mettere gli scorfani separatamente dal resto
del pescato, al rientro in porto probabilmente col buio e nella
fretta di spartirsi il pescato e di rientrare a casa, una mano
potrebbe cadere male. La puntura dello scorfano anche se morto
è un evento da non augurare a nessuno.
Il seguito su un prossimo articolo sulla traina alle palamite
in adriatico.
(segue)
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