Le uscite
Natale 2002, primo giorno di ferie: prima uscita.
E' un sabato mattina ed il benzinaio del porto è
chiuso! Niente male, si fa come tante altre volte, 4 taniche
da 30 litri ciascuna, tubo in gomma e via travaso nel serbatoio
della barca con un risparmio finale di circa 10-15 centesimi
di euro al litro; (basta una leggera pressione sulla tanica
tenendo chiusa l'apertura con un pezzo di cellofan).
Chi siamo? Siamo tre skipper che per la mancanza
dell'equipaggio nel periodo invernale o perché la
maggior parte delle barche è in secco, si uniscono
su un'unica barca e decidono di affrontare il "mare
d'inverno" per qualche ora in compagnia, lontani da
preoccupazioni e pensieri terreni. Siamo vestiti all'inverosimile,
perché nonostante la barca sia un semicabinato (2a
uscita) od un walkaround (1a uscita), il freddo a terra
e fino a qualche miglio dalla costa è davvero fastidioso,
e così c'è chi ha il pigiama sotto i calzoni,
chi con i guanti da sci sembra appena sceso dalla montagna,
mentre le braccia a stento arrivano parallele ai fianchi
a causa delle giacche messe una sull'altra tipo matrioska.
Tutto è stato caricato, ma appena ci stacchiamo dall'ormeggio,
il motore si spegne, subito però viene riacceso;
siamo così impazienti di partire che non aspettiamo
neanche quel tanto per riscaldare il motore.
Qualcuno dal molo, con cane al guinzaglio, ci osserva perplesso
scomparire pian piano all'orizzonte, ma per poco perché
la foschia permette una visibilità di massimo un
miglio. A circa 4-4,5 miglia dalla costa l'effetto della
terra sulla temperatura è quasi svanito e l'aria
ora è più mite, prendiamo nota dei gradi di
bussola che stiamo facendo in parallelo con la rotta fornita
dal GPS, che entro breve ci abbandonerà. Siamo vicino
all'aeroporto di Rimini e
ecco che il GPS ha staccato
un'altra volta, occhio alla bussola sguardo fisso davanti
per evitare tronchi e non rischiare di passare a poco più
di un miglio dalla Isola in Acciaio, posta a circa 12 miglia
dal porto di partenza, senza vederla. Sarebbe un guaio non
incontrarla in quanto, a parte il nautofono, senza GPS e
con scarsa visibilità, si rischia di navigare veramente
al "buio".
Fortunatamente sulle 8-10 miglia la visibilità aumenta,
anche se di poco, mentre le acque a circa 10 miglia cambiano
drasticamente colore passando da un verde ad uno blu scuro
tipico colore del mare a questa distanza dalla costa. Il
cambio di colore è un segno evidente dell'arrivo
delle acque dei fiumi fino a notevole distanza dalla costa,
acque in questi mesi piovute copiosamente un po' su tutta
l'Italia del Nord e del Centro.
Ecco che Giovanni, scorge per primo la sagoma della piattaforma,
la prua è quasi sulla sua rotta, correggiamo quel
tanto che serve e ci dimentichiamo presto della bussola,
ora navighiamo a vista e dopo poco siamo li.
Le esche
Una volta arrivati, ci sistemiamo, caliamo la nostra pastura
(macinato congelato di sarde) sul fondo a circa 45 metri
di profondità, e poi l'alziamo di 2 metri circa,
canne stese, inneschiamo le esche (filetti di calamaro,
seppie, sardoncino fresco e sotto sale, gamberi, cozze,
granchi). Il cassero dell'entrofuoribordo è così
ricoperto da un'ampia scelta di esche, sembra il cenone
di capodanno tutto dedicato alle nostre prede. C'è
chi si precipita a prua con innescata la cozza o il granchio
(ormai morto a causa della nottata passata all'addiaccio
nella poca acqua presente nel secchio lasciato nel pozzetto)
a, dimenticavo, non mancavano neanche i bigattini.
(Segue)
|