Traina di fondo con il vivo
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Grande Dentice 13 Giugno 2004
Dopo quasi un anno di digiuno da catture ragguardevoli, io e
i miei amici e compagni di splendide giornate di pesca Pietro
e Alberto, ci ritroviamo a programmare l'ennesima battuta di traina
di fondo rigorosamente con il vivo, dico rigorosamente perché
non ci siamo mai fatti attrarre dall'opportunità di trainare
al fondo esche artificiali mediante l'utilizzo di monel, tecnica
da noi considerata poco divertente nel combattimento ma a detta
di molti più catturante.
Sabato pomeriggio come di consuetudine ci mettiamo sulla splendida
scogliera di Fontane Bianche armati di bolognese nella speranza
di catturare esche utili all'innesco e come al solito catturiamo
una decina di cefali e salpe di medie dimensioni che custodiamo
in una pozza di marea adibita ad acquario naturale; tutto sembrava
pronto per l'uscita in barca del giorno seguente.
Ore sette del mattino, Alberto con secchio e retino va all'acquario
mentre io e Pietro carichiamo l'auto, dopo qualche minuto torna
gridando: "arma segreta"!
Felici della chance offertaci gratuitamente dal nostro caro acquario
ci ritroviamo al circolo di Ognina, dove Pietro tiene la sua barchetta
di 4,20m con mercury 15 hp.
Condizioni climatiche ottimali mettiamo in moto ed usciamo dal
porto alle 8:00, percorso nemmeno un miglio prendiamo i due cefali
più grandi e li inneschiamo a tandem su un terminale in
fluor carbon 0.60.
Dopo averli portati a spasso per circa 1 ora e mezza, tra i meravigliosi
fondali, compresi tra C.Murro di Porco e C. Ognina, al controllo
delle esche troviamo un cefalo poco vitale ed è così
che optiamo all'unanimità per innescare l'arma segreta.
Dopo neanche mezz'ora ecco la sorpresa: la canna (milo
titanic 15-30 con mulinello penn 45 gls imbobinato con multifibre
mustag 30 lb) inizia a flettersi, dopo un pronta e decisa ferrata
ecco la possente fuga del pesce che in un primo momento ci ha
fatto pensare alla solita ricciola di 6 Kg, ma dopo breve, alle
inconfondibili testatone Pietro, memore di dentici regolari, esclama:
"ragazzi, super pauro".
In meno di dieci minuti pronti per tagliare il piombo ci accorgiamo
che al nodo di stop il piombo non c'è più, forse
si è strappato sulle rocce nella fuga iniziale in ragione
del fatto che eravamo a stretto contatto col fondo.
Ecco che il pesce alla probabile vista della barca fa risentire
tutta la sua mole riguadagnando qualche metro di lenza, passa
poco che la sagoma dai riflessi argentei-azzuro-rosati affiora
di piatto.
Naturalmente qualcosa si dimentica sempre e la pronta mano più
veloce di qualsiasi raffio è dentro le branchie portando
a pagliolo il più grande dentice che io e i miei amici
avessimo mai catturato.
Al porto incredulità e complimenti a casa grande festa,
l'ago della bilancia si è fermato a 11,1 Kg.
Non vi rivelerò l'arma segreta (i più avranno capito)
ma consentitemi con orgoglio un consiglio: se l'esca è
viva provatele tutte!
Un caloroso saluto a tutti gli amanti del mare e in particolar
modo ai ragazzi di Siracusa Sandro (l'imperterrito), Paolo, Tony
e Salvo (i bolentinisti), Rosario (falco di Marzamemi) e ancora
Salvo e il Professore.
Andrea
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