A PESCA CON LA PROLE
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Si sa che a volte, anzi spesso, è necessario concedere
buona parte del nostro preziosissimo tempo libero alla famiglia
e non al nostro passatempo preferito ed allora: come conciliare
la due cose?
Facile!,
se Maometto non va alla montagna
E così è stato il 25 agosto scorso quando,
in compagnia di mogli, amici e figli mi decido, prima di andare
a fare il solito "noioso" bagnetto, ad introdurre i
piccoli marinaretti all'arte alieutica, con buona pace del mio
spirito predatorio.
Naturalmente in tali condizioni non è possibile avventurarsi
in tecniche particolarmente sofisticate ed impegnative così
decido di provare a prendere qualche occhiata o sugarello a traina
per accontentare i pargoli e metto in mare due canne telescopiche,
nate per il bolentino, con potenza fino a 200 grammi ed armate
con mulinelli a tamburo fisso e frizione sulla bobina, caricati
con 250 metri di nylon 0,40.
I finali erano formati da circa 10 metri di un buon nylon dello
0.25 e da minnow galleggianti, uno molto simile ad una acciuga
e l'altro un po' panciuto e di un improbabile colore giallo su
fondo argento, entrambi lunghi circa 7 cm e mai usati prima.
Così usciti dal porto di Traiano quasi all'alba, erano
circa le dieci e trenta del mattino, doppiamo Civitavecchia e
giunti di fronte alla costa di S. Agostino, a poche centinaia
di metri da riva, mi metto a tre/quattro nodi su un fondale misto
di circa quindici metri d'acqua.
Neanche a dirlo il baby equipaggio era in spasmodica attesa
del grande evento mentre il sottoscritto era particolarmente preoccupato
per l'eventuale (e probabile) cappotto con relativa figuraccia
quando, dopo neanche cinque minuti di navigazione, parte la canna
di sinistra, quella con l'improbabile pescetto giallo. Il cicalino
del mulinello urla a squarcia gola tanto da farmi pensare di aver
agganciato il solito deficiente in motoscafo che ti passa sulle
lenze incurante dei tuoi gestacci ma, dopo un rapidissimo sguardo
in giro e presa la canna in mano incomincio ad urlare:
..
pesce, pesce grosso!
I bambini sembravano impazziti nell'euforia del momento
ma tutti, molto diligentemente, appena impartite le prime disposizioni
sul da farsi, si sono diligentemente disposti ai propri posti
per osservare il combattimento senza creare intralcio alcuno.
Dopo una prima violentissima fuga di molte decine di metri il
"treno" rallenta e mi dà la possibilità,
dopo aver stretto leggermente la frizione, di recuperare lentamente
un po' di filo ma la tiritera continua per almeno un quarto d'ora
e mi stupisco della forza del mio avversario che mi convince di
non essere proprio un'occhiata e mi dà da pensare: potrebbe
essere un serra, così vicino a riva, ma no! mi avrebbe
già segato il filo, allora una grossa spigola, no, no,
non ha una fuga da dragster..!
E allora cosa è ?
L'equipaggio, tra una fuga ed un recupero, fa un tifo da stadio
mentre incomincio a sudare sotto il solleone e sento i muscoli
delle braccia irrigidirsi sotto lo sforzo della trazione. Sono
molto concentrato nella mia azione poiché ho capito di
combattere con un degno avversario e ad ogni istante temo di perdere
questo "treno" di pesce, pensando alla debolezza delle
piccole ancorette montate sul pescetto giallo quando, finalmente,
arrivo in prossimità del piombo a sgancio rapido.
Attenti!, grido al mio equipaggio, questo è
il momento più delicato ed infatti: mentre sgancio il piombo
il pesce riparte più infuriato che mai facendo saltare
il piombo in acqua strappandomi quasi la canna dalle mani e riprendendosi
buoni venti metri di filo faticosamente già recuperato.
Di nuovo con la canna in mano, il filo in bando ed ho il terrore
che se ne sia andato ma
.
No, c'é ancora e prende di nuovo filo ma ormai le fughe
sono più corte e finalmente lo intravedo: è grosso,
luccica sotto il mare e si mette di traverso
è
una bella palamita!.
L'entusiasmo dell'equipaggio è alle stelle e si percepisce
a pelle la tensione per queste ultime fasi della cattura veramente
concitate. Finalmente, dopo alcuni giri in tondo sotto la barca
riesco a far salire il pesce in superficie e, non ancora del tutto
domo, lo riusciamo a guadinare. Immagino che le urla di gioia
dei bambini e dell'equipaggio tutto si siano sentite per centinaia
di metri, a coronamento di una giornata che sicuramente non dimenticheranno.
Mariano
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