La montatura
Siamo arrivati a questa soluzione dopo parecchi tentativi
ed è specifica per l'uso di esche di notevoli dimensioni.
Il terminale è costruito in nylon, è lungo
una dozzina di metri ed è collegato alla madre tramite
una girella a barilotto di dimensioni tali da passare agevolmente
dagli anelli della canna. Gli ultimi venti centimetri sono
doppiati, come ulteriore sicurezza contro lo sfregamento
della lenza sulle placche ruvide della bocca del pesce.
Per la doppiatura, nodo Bimini Twist o Spider Hitch.
Al terminale è fissato direttamente un grosso amo
con la duplice funzione di trainante e di ferrante. Questo
perché la leccia attacca l'esca viva generalmente
da un fianco e tende a girarsela in bocca per ingoiarla
dalla testa. Quasi tutti i pesci saranno ferrati con quest'amo,
le cui dimensioni sono proporzionali all'esca impiegata.
Noi usiamo ami nelle misure 6/0, 7/0 ed 8/0. Insisto sulla
necessità di utilizzare un amo di ragguardevoli dimensioni,
tale da sporgere abbondantemente oltre il profilo del pesce
innescato, in modo da agevolare la penetrazione nell'apparato
boccale della leccia all'atto della ferrata. Come alternativa
all'amo singolo, stiamo testando, fin qui con ottimi risultati,
l'uso di una coppia di ami più piccoli impiombati
tra loro a 180°. In questo modo l'amo rivolto verso
il basso è completamente libero, mentre l'altro cuce
la bocca dell'esca.
Direttamente all'anello dell'amo è fissato lo spezzone
di cavetto d'acciaio, di lunghezza proporzionata all'esca
utilizzata, armato con il secondo amo, della medesima dimensione
del primo o più piccolo di una misura, da fissare
piuttosto arretrato nella posizione ventrale dell'esca.
La presenza di quest'amo è necessaria al fine di
fronteggiare un eventuale attacco dei grossi serra, evento
sempre possibile dal momento che le lecce ed i serra condividono
lo stesso ambiente. I serra li ferreremo sempre con questo
amo, visto la loro propensione ad attaccare l'esca da dietro.
L'esca
Sono da sempre un fautore dell'esca grossa per i pesci
grossi. Io suggerisco l'uso dei cefali, di dimensioni mai
inferiori ai 4-500 grammi. Ho usato con successo anche esche
che oltrepassavano abbondantemente il chilo di peso. I vantaggi
sono almeno due. Innanzitutto aumenta il potere attrattivo
dell'esca, forse perché le vibrazioni emesse sono
maggiori, oppure perché la prospettiva di un lauto
pasto giustifica lo sforzo che il predone deve fare per
inseguire ed attaccare l'esca. Il secondo vantaggio è
quello di operare un po' di selezione almeno nei confronti
dei serra più piccoli che abitualmente attaccano
anche esche piuttosto voluminose, il più delle volte
mutilandole senza rimanere vittima dell'amo.
La resa di altre esche meno voluminose, aguglia, sugarello,
stella, è risultata inferiore, specie con le lecce
più grandi. Di contro, risultano più catturanti
nei confronti dei serra.
Come sempre, c'è un rovescio della medaglia. L'esca
grande comporta difficoltà aggiuntive nel ferrare
il pesce ed impone un comportamento da parte del pescatore
che tenga conto dei tempi più lunghi impiegati dalla
leccia per ingoiare l'esca.
( Azione
di pesca )
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