Combattimento a fondo
E' un forma di combattimento molto dura, adatta per chi
ha fisico ed attrezzatura idonea, cioè molto robusta.
Si svolge con il tonno alla "picca" sotto la barca
quasi in verticale, che compie stretti giri di ossigenazione.
Il tonno riacquista lucidità e forte del suo peso
conduce lui le danze. Dai racconti di combattimento di anni
fa ce n'è uno che rappresenta bene questa tipologia.
Barca di 25 piedi, angler di quelli tosti, ma veramente
tosti, tonni di peso non inferiore ai 170 Kg ma generalmente
220-300 Kg., attrezzature pesanti, 130 libbre con fili anche
più grossi. Con tanta potenza muscolare e in attrezzature
scopo della battuta era sicuramente quello di non perdere
il pesce, e a sentir loro, di non lasciarlo andare con al
seguito qualche centinaio di metri di lenza causa slamata.
Lo skipper brontolava mentre me lo raccontava, non c'era
vi era gusto perché l'emozione era di breve durata.
L'angler cominciava a tirare come un argano qualunque fosse
il peso e la posizione del tonno (generalmente a fondo).
La 130 libbre si piegava bene, pian piano lo faceva risalire
verso la poppa e dopo neanche venti minuti, quasi ad insaputa
dell'equipaggio, gridava "Qualcuno si decide a raffiare?".
Come? Rispondevano gli altri, di già?? Erano altri
tempi.
Se si verifica che il tonno rimanga sul fondo compiendo
i suoi giri antiorari; in base all'attrezzatura a nostra
disposizione e capacità fisiche, decideremo se contrastarlo
con forza o se è invece il caso di allontanarsi da
tale situazione per portare il pesce più in superficie
e contrastarlo meglio.
In particolare, ogni volta che il tonno sfila poca lenza
o ci si precipita sopra con la barca recuperando troppo
filo, è facile che il combattimento prenda la svolta
del fondo. Se l'attrezzatura lo permette con brevi pompate
ma costanti staccheremo il tonno dal fondo centimetro dopo
centimetro approfittando dei suoi momenti di stanca; le
sorti del combattimento sono in mano esclusivamente all'angler,
alla sua forza ed esperienza.
Un consiglio che diamo è di uscire dalla presente
situazione, allontanando la barca dopo aver aperto leggermente
la frizione, e ricominciando a tirare quando ci sono fuori
un centinaio o poco più di metri.
Mettetevi nei panni del pesce, avete appena avuto un forte
dolore sulla bocca, tirate e tirate ma qualcosa vi trattiene,
poi sentite un forte rumore di motori che si avvicina; è
sicuramente quello la causa di tutto ciò e cosa c'è
di meglio da fare se non sfuggirgli andando verso il fondo?
Se invece rimanete leggermente distanti dopo la breve fuga
verso il pesce, questo anche se impaurito e stanco, comincerà
a famigliarizzare con quel rumore e non affonderà
subito poiché quel disturbo sonoro è relativamente
distante.
A voi la scelta, se il tonno si è portato a fondo,
pensando ai fondi adriatici, è forse anche causa
di alcuni errori commessi poco dopo l'allamata.
Ricordiamo che se l'angler non tira decisamente ed il tonno
se ne sta diversi minuti sul fondo, il pesce acquista sicurezza,
esce dal panico e allora potrete pensare di stare "piacevolmente"
le prossime ore alla canna, con tutto quello che ne consegue.
Per spostare il tonno dal fondo si può, con l'azione
della barca e dell'angler che non concede filo, modificare
continuamente in avanti o indietro secondo la posizione
della sedia, il centro dei giri che compie il tonno, disorientandolo
e costringendolo ad abbandonare la posizione a lui più
favorevole; tutto questo, libraggi permettendo.
Questo tipo di combattimento è fra i più duri,
perché? A voi scoprirlo. L'ultimo consiglio per "schiantarlo
dal fondo" è quello, con attrezzatura adeguata,
di girare con la barca nel senso di rotazione del pesce,
antiorario quindi, cercando con forza di metterlo su un
fianco e spostargli il muso verso la superficie dell'acqua.
Sarà in ogni caso dura, soprattutto se sarete sulla
sua verticale, il rumore dei vostri motori lo stimoleranno
a tirar fuori tutte le forze.
Nel 1997, in gara a Fano, abbiamo eseguito un combattimento
del tutto particolare e non più ripetutosi, forse
a buon motivo. Il tonno, allamato a 40 minuti dal termine
gara, e dopo due ore che pascolava all'ombra delle sarde
della nostra pasturazione, inizia il combattimento e dopo
circa 20 minuti è già a tiro di raffio. Ma
decidiamo di rimandare la raffiata per evitare che il pesce,
ancora troppo vivace, crei disordine liberandosi dalla morsa
del raffio.
Fortunatamente l'amo non era nell'osso della mandibola,
se così fosse stato, quest'indecisione ci sarebbe
costata cara per un prolungamento del combattimento con
fuori uscita dal tempo massimo di gara. Il combattimento
si è svolto per il 70% con il pesce a 15-10 metri
di profondità sotto la barca, la sedia a poppa e
la canna rivolta verso prua sul lato di dritta della barca.
Il pesce, sotto la barca, faceva le sue evoluzioni in senso
antiorario ed io, con i motori in retro, cercavo di ostacolarne
il movimento.
Mi dicevano di andare avanti, ma sarei passato pericolosamente
sul filo, non mi rimaneva altro che osservarlo sott'acqua
nella sua maestosità (277 Kg.) e di testa mia decisi
di continuare la retro, piroettando in certi istanti con
la barca a mo' di ballerino. Chi ci ha osservato da fuori
avrà sicuramente pensato all'inesperienza dell'equipaggio
e in tutta verità poteva sicuramente aver ragione;
solo 3° combattimento dall'inizio della pesca al tonno.
Il tonno non era quindi trainato ma bensì trattenuto
e destabilizzato nelle sue evoluzioni rotatorie, con i motori
che rimanevano al suo seguito.
(con
sedia a prua)
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