Articolo di Alessandro Magno Giangio, estratto dal Forum
di discussione del Biggame.it.
Testo e foto di Alessandro Magno Giangio
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Nirvana
Come deciso nel briefing, decidiamo di dedicare i nostri primi
tre giorni di pesca a marlin blu. Il primo giorno, dato che la
disponibilità di esca viva risulta assai scarsa, siamo
costretti a "darci alla plastica" in traina veloce per
cercare di trovare sia le esche che i predatori.
Ma a parte alcuni interessanti wahoo e tonni yellowfin, nulla
di veramente serio succede sino a mezzogiorno, quando notiamo
sulla scia di un grande kona piazzato sull'outrigger di destra
un bel marlin blu; questo però era un membro della "looker
only family", per cui niente bite.
Il giorno numero due lo trascorriamo nuovamente con i lures, ma
questa volta impiegando i soft head al posto dei duri Kona. Wahoo
e yellowfin di media taglia ci fanno buona compagnia durante la
prima parte del giorno rendondo divertente e spensierata l'attesa.
Alle due del pomeriggio, finalmente, incontriamo un enorme branco
di tonni yellowfin di piccola taglia che cacciano e ingurgitano
avidamente alici e sardine: non ci pare il vero di poter avere
un paio di esche vive nell'acqua, una sull'outrigger destro, l'altro
giù in basso sul downrigger a caccia di grandi predatori
sulla linea del termoclino.
Sfortunatamente, il calo leggero di temperatura dell'acqua aveva
decretato il primo dei "giorni degli squali", alias
Galapagos sharks, ad esser precisi, per cui le nostre preziose
cinque esche vive vengono presto decimate, così come i
nostri poveri leader, tagliati e strapazzati da quei prepotenti
divoratori di esche e di prede allamate (sono questi gli squali
che divorarono il grande marlin di Santiago in "Il vecchio
e il mare" di Ernest Hemingway.
Il giorno numero tre si apre con un violento bite di blue marlin
su un lure ma niente hook-up. Pace. Poi, solo dopo pochi minuti,
un altro bite di significativa potenza sull'outrigger di destra,
anche questa volta con poca adrenalina da mandar in circolo.
La stessa storia si ripete un paio d'ore più tardi, con
un blu di media taglia che tocca e poi se ne va per i fatti suoi.
Non è la settimana degli artificiali ed è quella
degli squali.
Alla fine della giornata troviamo molti skipjack in movimento:
ne armiamo un paio per un'altra prova a traina lenta col vivo,
ma gli squali sembrano esser proprio dappertutto - e ben più
aggressivi e rapidi dei marlin. Le abbiamo provate di tutte, e
ciò ci basta, anche se non ci consola di certo.
Il giorno quattro, come programmato, rilasciamo nelle purpuree
acque di Ascension dei cedar plug e i nuovi prototipi Mold Craft
da 10 pollici e mezzo modello Super Chugger e Wide Range denominati
Blue e Green Mackerel Glo che Frank Johnson Jr. mi ha inviato
per sperimentarli: sono fluorescenti in blu e in verde con striature
nere e blu; mi piacciono un sacco e decido pertanto di provarli
sia di giorno che di notte. Evidentemente, un destino intriso
di gloria ne decreta l'immediato successo tra le popolazioni locali
di grandi tonni yellowfin e big eye, gloria che è stata
prima raddoppiata con due grandi dorado e quattro wahoo di taglia
media, poi addirittura triplicata durante una delle due notti
seguenti, con la cattura di un paio di bei broadbill swordfish,
nove grandi black jack (carangidi neri assai numerosi in loco)
e due altri big eye trevally.
Il pomeriggio del giorno col numero cinque è stato dedicato
completamente a intensi tentativi sui marlin con esche artificiali,
ma l'ulteriore raffreddamento della temperatura dell'acqua sino
al suo punto più basso della stagione dovuto ad un improvviso
arrivo di un fronte freddo da Sud-est ci nega questa gioia: per
la cronaca però, va detto che Trevor sul God's Favour e
Ian Carter sullo Shy III ne riescono comunque a liberare due a
testa. Quello comunque si rivela il giorno di pesca più
lento del nostro viaggio, finito con un paio di wahoo ed una arrabbiata
coppia di Galapagos sharks ingannati dal nuovo mega-minnow della
Mann's, il Giganticus. Ma c'è ancora una notte da sfruttare
e, si sa, la notte è lunga e tutto può ancora succedere.
Ci prepariamo ad affrontarla a barca ancorata, pescando sul sommo
di una cigliata che si erge a meno 180 metri su un fondale misto
roccia/fango localizzato ad un solo miglio dalla costa, proprio
di fronte al molo d'attracco. Il capitano Les Gallagher suggerisce
di pasturare con piccoli pezzi di tonno big eye, e poi armare
un carangide vivo da posare sul fondo con un piombo adeguato.
Suggerimento corretto, perché passano veramente pochi minuti
e ci troviamo in lotta con un six-gill shark di circa 500 libbre
che liberiamo dopo una quarantina di minuti: è un animale
davvero splendido a vedersi, vista la somiglianza ad un essere
preistorico; non ne avevo mai visto uno prima.
Una volta rilasciato e targato il six-gill, il mate Zac Condè
rileva sull'eco la presenza di un grande branco di tonni, probabilmente
yellowfin, appena 30 metri sotto la barca.
L'altro mate Raico, immediatamente, preparara alcuni leader leggeri
con piccoli ami da drifting per sardina, e posiziona un paio di
canne sulla scia della pastura.
Rilasciamo tre yellowfin sulle 60/80 libbre presi con lenza da
30 lbs, così la notte risulta più breve del previsto.
Finiamo la nostra prima notte con un altro squalo Galapagos e
11 black jack.
Il pomeriggio del giorno numero sei all'Isola che ora c'è,
lo spendiamo a traina lenta con esca viva, ma senza successo,
se si escludono un piccolo Galapagos shark ed un bite da parte
di un non meglio identificato animale che si prende via 100 metri
di lenza da 130 lbs, prima di fermare improvvisamete la sua corsa
e sparire nel nulla, così, senza una apparente ragione.
Misteri del mare.
Quando l'oscurità finalmente s'avvicina, armiamo i quattro
nuovi 10 pollici e mezzo by Mold Craft con una striscia di dorado
in mezzo ai due ami 11/0 Mustad, aggiungendo a ciascuno di essi
un paio di cyalume blu, uno ad un metro dalla testa, l'altro nel
suo interno.
Les Gallagher, intanto, dirige Andromeda verso uno spot localizzato
a sole tre miglia dalla costa occidentale dell'Isola dove il fondale
cade senza tante incertezze da 80 a 500 metri in capo ad un solo
miglio di distanza; qui, gli equipaggi di Andromeda e God's Favour
avevano già dato prova delle loro capacità con il
rilascio di cinque swordfish durante i primi tentativi su questo
pesce, giusto due mesi prima del nostro arrivo.
Non abbiamo potuto trainare per più di 15-20 minuti senza
avere un bite di carangide: alla fine della notte ne contiamo
nove, sette black jack e due big eye. In mezzo a tutti quei carangidi,
tre chiari e limpidi bite di swordfish: due di loro si agganciano
solidamente, cosi li possiamo ammirare in tutta la loro immensa
bellezza prima di rilasciarli con altrettanta grande soddisfazione,
sia per noi che per i ragazzi della Mold Craft che hanno fabbricato
l'ennesimo artificiale di classe superiore: stavolta, addirittura
con una polivalenza che lascia più che soddisfatti in ogni
tipo di impiego, di giorno come di notte e per ogni classe e specie
di predatore.
( Stagioni
e Ragioni )
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