Questo é il racconto della precedente uscita fatta
con la mia barca solo qualche giorno prima. Capirete perchè
avevamo replicato nel giro di poco tempo.
Le giornate sono ancora abastanza lunghe il tanto per arrivare
alle piattaforme con la luce, dopo l'uscita dal posto di
lavoro. La barca era stata preparata il giorno prima, così
carichiamo solo le canne e panini e via di corsa, sono ormai
le sei del pomeriggio.
La piattafroma di destinazione? Sempre lei.
Nel tragitto ingoiamo i panini e quasi giunti in zona ci
accorgiamo che, nella notte, non saremo soli e mentre una
barca proveniente dal porto di fano, sta per raggiungerci,
diamo gas per poter arrivare prima e scegliere il posto
migliore rimasto.
Arrivati in posto, non sappiamo come sistemarci a causa
della mancanza di corrente, decidiamo quindi di farlo secondo
il senso in cui gli altri si sono allocati.
Non é la posizione migliore, ma non ci resta altro.
Siamo stati occupati con i tonni, e questa é la
prima uscita di stagione alle palamite.
Iniziamo subito a preparare le canne, armare le lenze ed
innscare la sarda. Noi usiamo usualmente innescare in modo
tale che l'amo fuoriesca dalla bocca dell'esca. Ci sembra
il modo più favorevole per essere inghiottita dalla
palamita. Nel passare l'ago e poi il filo facciamo attenzione
a non rovinare la sarda, che anche se fresca, é sempre
delicata nella parte della pancia.
Io sono l'unico ad usare in bobina il multifibre da 16
lbs, gli altri hanno tutti il nylon. Non so come sono sistemati
gli altri a parte questa prima indicazione, ma sono sicuro
di aver sistemato lo stopper del galleggiante sui 20 metri,
misurati a casa con calma.
Uso un piombo di 75 grammi ed un galleggiante di 100 gr.
Il terminale, legato con una discreta girella alla lenza
madre, é dello 0,25, lungo due metri. Un po' lungo,
ma efficace. Alla fine del terminale ho fatto una treccina
con lo stesso filo dopo la quale si trova un amo storto,
un Mustad del 5.
La montatura tutta un po' approssimata, ed improvvisata
e in parte la pagherò.
Subito dopo poco che siamo in pesca é Lele che dichiara
la prima allamata. Bene, ci sono pensiamo subito a bassa
voce, peccato non sia toccato a noi il primo pesce. E' così
il clima, una sorta di tacita competizione che di solito
si manifesta nella sua completezza alla fine della battuta
di pesca, quando con le canne su e la prua al porto, non
c'é più tempo per rifarsi delle avventate
dichiarazioni. Ma una velata sfida esiste, ed é bello
che sia così, perchè fra amici é solitamente
accompagnata dalle battute spiritose e poi, essendo ogni
volta la stessa storia, c'é sempre modo di rifarsi.
Poi tocca al Cippo, mentre nel frattempo e con calma arrivo
anch'io che dopo essermi sistemato e mangiato il panino
non consumato durante il viaggio perché ero alla
guida della barca, lancio ad una ventina di metri.
Il lancio permette alla sarda di scendere più lentamente,
anche se di poco, rispetto a quando si cala la lenza sotto
la barca. Il filo madre fa un leggero atrito che rallenta
la corsa verso il fondo. Così se la palamita non
é proprio sui venti metri di profondità, ma
magari un po' più in alto, ha modo di vedere meglio
la sarda scendere verso il fondo.
( Segue
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