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La pesca del Tonno in Drifting: INDICE SEZIONEInizio Racconto




Elenco programmi e risultati delle principali gare di pesca d'altura per l'anno in corso.

 

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Claudio Camera Roda




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Racconti ed immagini di alcune catture segnalateci per l'anno in corso.

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Il colore della Libertà

 

Nel frattempo la barca continua sempre ad avanzare a bassa velocità per evitare che possa infilarsi sotto e per tenerlo ben ossigenato con il flusso d'acqua. Mai fermare completamente la barca per permettergli di respirare.

Beppe sporgendosi dalla murata raggiunge con le mani la girella ed afferra saldamente il terminale. Il tonno tenta di picchiare verso il fondo, ma grazie alla movimento della barca, che lo sbilancia, ed al tiro del terminale, riesce solamente a compiere dei semicerchi, che si interrompono contro la superficie dell'acqua, dalla quale per tre volte esce di slancio per metà corpo.

Ora nuota ritmicamente sul fianco, di lato alla barca, ricoperto da una lente d'acqua di non più di dieci centimetri, la pinna dorsale e le pelviche completamente estroflesse. I colori si accentuano con le scosse di adrenalina che percorrono il corpo come scariche elettriche, così il profondo brillante blu e l'argento della pancia, divisi da una linea gialla splendente assumono contorni cosi nitidi da apparire in rilievo e tonalità così esasperate da sembrare artificiali.
Con un colpo secco e rapido, badando ad intercettare il corpo del tonno ben perpendicolarmente all'asta, affondo la punta del tag alla base della dorsale e, ritirandola, noto subito una strisciolina gialla, che si staglia nel blu del corpo. E' il punzone che appare saldamente applicato.

Importantissimo ora mantenere il pesce di fianco alla barca il minor tempo possibile.

Riossigenarlo? Forse tenendolo con le mani per la coda e spostandolo avanti ed indietro, come si fa con le trote, operazione senz'altro agevole solo per l'incredibile Hulk. Oppure avanzando, a sei sette nodi, trainando a mano un corpicino di più di duecento kili, sino a che non si è perfettamente ripreso, il cui segnale inequivocabile è il tuffo dei malcapitati, attaccati al terminale, ansiosi di seguire il tonno per una lezione di sci d'acqua.

Lo shock di rimanere trattenuto a lungo di fianco alla barca, di cui ha una fobia innata, al contrario degli squali, peggiora ulteriormente le condizioni del pesce, che anela solamente ad allontanarsi il più presto possibile da tale minaccia.

Ancora preso da questi dubbi amletici, afferro le forbici e taglio deciso il terminale proprio a ridosso dell'amo, che è piantato nella più classica delle posizioni, l'angolo della bocca. Non tento nemmeno di slamarlo, per accelerare ulteriormente l'operazione di rilascio.

Un piccolo amo in bocca non è certo un grosso danno per un bestione di questa stazza. Tanto più che nella maggior parte dei casi l'asola che si è formata attorno, a causa della trazione nel combattimento, permette al pesce di liberarsene con pochi colpi di testa a bocca aperta, una volta privo del tiro della lenza.


( seguito )

 


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12 Luglio - 2003 (Powered by Net Tuna)