Dopo un annata a dir poco pessima per quanto riguarda la
pesca d'altura ai tonni, é giunto il momento buono
per la traina alle ricciole e non si può farlo sfuggire
senza aver tentato nuovamente come l'anno precedente.
Sono le 9.00 del 18 Settembre
e iniziamo a trainare sotto costa in cerca di qualche esca
viva, in primis l'Aguglia.
Tre canne in acqua, armate sia con la meciuda bianca che
con il verme, il coreano innescato con due piccoli ami.
Finiamo, in mancanza di allamate, a trainare molto vicino
all'imboccatura del porto e la foce del fiume, e quando
l'andatura é più veloce (3 nodi circa) é
la meciuda che ci regala sorprese, mentre quando compiamo
degli ampi cerchi (velocità 1,5 nodi) é l'innesco
del coreano che prende, ma in entrambi i casi le aguglie
sono molto ma molto piccole.
Poco male, l'importante é averne almeno 4 o 5, giusto
per provare a trainare un po' alla ricciola, la seconda
parte della giornata é infatti dedicata al tonno,
il grande assente della stagione. Fatte le aguglie, in compagnia
di 3 casse di sarde, puntiamo la prua a mare, destinazione
12 miglia dalla costa.
Arriviamo così nella zona delle Torri in acciaio,
inneschiamo subito le prime due aguglie e filiamo in acqua
due canne da 30 libbre.
Terminale di circa 3 metri, girella, poco dopo piombo da
300 gr. e palloncino gonfiato al minimo per non insospettire
la regina dei fondali. Le esche sono posizionate a 30 metri
quella più vicino e a 20 metri quella più
distante.
Inizia così la fase di traina, atta e stacca il
fuoribordo da 200 CV, passa a destra, poi a sinistra, poi
ancora a monte della corrente, e poi sotto corrente, ma
ancora nulla. Visto la situazione inizio a preoccuparmi:
l'esca é a pochi metri dal piombo, cosa inusuale
per la traina alla ricciola, la velocità é
troppo continua e inizio ad avvilirmi anche perché
i miei ripetuti richiami a fermare il motore per andare
a scarroccio, si perdono nel mare...
Ad un certo punto Marco propone uno spuntino a base di
pizzette. Non aspettavo altro, colgo l'occasione per allargare
a tutti la merenda .. e così, finalmente ci fermiamo,
scarocciamo e mangiamo.
Non finiamo di mangiare il pezzo di pizza che la canna
si piega, é FATTA, é LEI, incominciano le
danze.
L'esca in cui ha mangiato é quella posta fra i 20
e i 25 metri di profondità.
Ci allontaniamo dal castello d'acciaio, per ridurre i rischi
di perdita del pesce. Siamo ormai fuori pericolo, e Marco
comincia a recuperare filo, ma più volte la ricciola
riguadagna la profondità persa finché ormai
esausta si fa tirar su e quando é a poco dalla barca,
il raffio compie l'atto finale, tragico per la stupenda
ricciola che ora appare ai nostri occhi come un miraggio.
Bell'inizio, 17,950 Kg.
Abbracci, foto, congratulazioni, grida in un mare che é
solo nostro, é infatti un giorno feriale e non vi
sono altre barche che disturbano l'azione di pesca.
Contenti e felici ci dirigiamo verso un altro Castello
nell'acqua, 7 miglia dal primo, riproviamo ma più
nulla. Loro son li, ma non mangiano. Con certezza sappiamo
che ci sono, non perché l'Ecoscandaglio ce li segnala,
ma perché le abbiamo viste con i nostri occhi, prima
a circa 10-12 metri sotto la barca e poi a 4-6 metri. E'
un branco enorme come mai visto dalle nostre parti, son
circa una ventina e tutte del peso fra i 15 e i 20 Kg.
Ma come fare a raccontare una cosa simile una volta in
porto? Ci prenderanno per matti, e così é
stato.
Erano abbrancate in maniera allungata, e si spostavano
da una zona all'altra ma non erano in caccia, probabilmente
avevano mangiato poco prima.
I nostri successivi tentativi sono infatti tutti in vano.
Decidiamo così di andare a tonni. Ci lasciamo alle
spalle l'isola d'acciao e andiamo su fondali più
profondi, davanti a Senigallia a circa 18 miglia dalla costa.
Ma di tonni quel giorno neanche l'ombra; la ricciola la
teniamo per tutto il tempo sotto uno straccio bagnato affinché
non perda il suo bel colore.
(Continua)
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