Tonno
Proprio a queste esperienze mi riferivo.
Mi sembra però anche di capire che ci sono pensieri
contrastanti: da una parte si dice di fare "addomesticare"
il tonno con ripetitività delle azioni affinché
questo possa perdere, piano piano la diffidenza nei nostri
confronti (e condivido in pieno concetto); altri sostengono
che una continua variabilità delle azioni di pastura,
presentazione dell'esca, ecc
. danno maggior movimento
al tonno stesso che cade più facilmente nell'inganno,
non tanto per il minor timore ma per l'improvviso ed inaspettato
boccone sul quale , per semplice istinto si lancia senza
riflessione (... ed anche su questo concordo)!!!
Possono essere entrambi i sistemi giusti oppure devono essere
adeguati a luoghi e situazioni differenti??
Nella pesca a mosca secca, ovviamente nei torrenti a trote
e non in mare, spesse volte ha la stessa efficacia un lancio
volutamente effettuato " in battuta" cioè
con la mosca che batte sul pelo dell'acqua creando rumore
e vibrazioni, così come la presentazione dell'imitazione
molto naturale con spostamenti sull'acqua alla stessa velocità
della corrente.
Nel primo caso si gioca sull'istinti dell'animale che sentendo
cadere un insetto sull'acqua non può permettersi
di stare a fare troppe considerazioni di merito in quanto
, con la corrente del torrente, rischierebbe di perdere
l'occasione di un boccone.
Nell'altro caso si sfrutta il momento in cui ci sono maggiori
presenze di insetti a galla e tendendo a imitare quelli
presenti si prova una presentazione quanto più possibile
simile alla naturale.
Possono forse essere equiparate le due cose??
quali altre variabili possono esserci?
E perché, come dice Monaco "Tango" è
più difficile allamare un tonno che si fa vedere
a galla?
azz... quante domande!
Nettuno
Forse è sempre meglio continuare con case history
Piccola premessa:
sempre di movimento trattasi sia se è il pesce che
comincia a muoversi più veloce o se sono le esche
che vengono messe in movimento.
"Addomesticare" tonni di grosse dimensioni è
un termine che trova conferma sul fatto che per gli anni
che ha il pesce, questo ha già ampiamente imparato
che frequentemente si può riempire la pancia gratis
(pescherecci che salpano le reti, le puliscono ecc
);
creare quindi una situazione analoga trova buoni riscontri
sulle sue abitudini alimentari. E questo lo tranquillizza.
"Addomesticare" ovviamente non è un termine
che va generalizzato per il suo impiego, non sarà
mai possibile mettere le briglie al tonnoooooo. Addomesticarlo
vuol dire anche o meglio è valido anche nel movimento,
abituarlo a compiere quelle traiettorie
Ma stiamo parlando sempre di pesce isolato, senza concorrenti,
(lo ripeto per rimanere nel tema). Tema che suscita interesse
e perplessità perché, voglio dire, finalmente
si ha l'occasione di avere un tonno di dimensioni interessanti
e che cavolo questo non mangia.
Sono molti quelli che sono rientrati perché avevano
finito la sarda, lasciando il pesce in mare.
Il giorno di quella gara, con il tonno gigante in giro,
altri avrebbero tirato su tutte le canne, visto che ormai
il pesce era fuori dalla zone delle esche per lasciargli
libero il campo e trovarselo poi sotto per addomesticarlo.
Noi però abbiamo preferito lasciare tutte le tre
lenze in acqua e così, per la loro presenza il pesce
se n'è stato per tutto il periodo al di fuori di
queste. Se avessimo tirato su le lenze sicuramente si sarebbe
dovuto ingegnare qualcosa di diverso per cercare di allamare
il pesce. C'è chi è stato diversi minuti al
telefono in comunicazione con qualcuno in terra per farsi
suggerire il da farsi.
Getto di sarde a destra e a sinistra della poppa per imprimere
velocità al pesce e con essa indurlo a cadere nell'inganno
nel momento in cui al posto della solita sarda si lancia
quella con l'amo.
Ma anche qui si parla di "addomesticare" il tonno,
tranquillizzarlo nel movimento. Si sposta a destra e mangia,
si sposta a sinistra e mangia e così di seguito,
e prima che abbia la pancia piena, si sostituisce la sarda
con quella con l'amo. (in questi casi è bene lasciare
la frizione un po' lenta perché con il filo tutto
fuori e mancanza di elasticità si potrebbe rischiare
di rompere) anche se poi può succedere che il tonno
continua a girare senza essersi accorto d'aver ingoiato
l'amo (almeno nei primi momenti).
Con il lancio a destra e a sinistra, ma anche il rilascio
periodico della sarda in una zona di mare precisa e sempre
li, il tonno gira e ritornando nel punto trova ancora il
boccone.
Un mitico racconto di chi è riuscito a prenderlo:
Il tonno era sotto la barca,
rilasciavano l'esca dalla parte dell'ombra,
il pesce passava e con la sarda a qualche metro, ma pochi,
la mangiava.
Ripetuta l'operazione alcune volte,
il tonno si è tranquillizzato,
Max lo vedeva arrivare e in anticipo rilasciava l'esca e
lui tranquillo la mangiava.
(sembra di essere allo Zoo)
poi lo vede riavvicinarsi, lascia una sarda analoga alle
prime ma con l'amo e
.
Il tonno mangia.
Filo lento, rilascia filo, stringi un po',
il tonno ancora non si era accorto
.
sente l'amo e Bummmmmmm
Si parla sempre di tonno che è arrivato sotto la
barca, mangiava le sarde ma non quelle con l'amo, ma sai
quante volte il pesce rimane a distanza a mangiare e non
lo si fa avvicinare alla zona delle esche per eccesso di
pasturazione. Non ne parla mai nessuno, ma stai sicuro che
questi casi sono forse più frequenti del primo. Ma
è un altro discorso.
Ritornando a noi quindi anche nel movimento il pesce va
tranquillizzato.
E se non gli si da velocità, al fine di farlo cadere
nell'inganno, la velocità si può dare alle
esche e l'inganno c'è uguale perché, quel
giorno in gara, il tonno si è visto arrivare sulla
fascia dei 10 metri circa le solite sarde a cui lui già
si era tranquillizzato ed abituato a mangiarle, ma nella
discesa di questi bocconi luccicanti c'era anche quella
con l'amo. Ma perché si doveva preoccupare, era più
preoccupato a non perderne neanche una, immagino. Prendi
quella, non perdere l'altra, mentre ingoia una sarda già
guarda l'altra che sta scendendo troppo e
e il filo
del terminale
.
Quindi se c'è un metodo adeguato ad una particolare
situazione, questa situazione la si può creare a
seconda delle esigenze (togliere le lenze dall'acqua e portarlo
sotto, lasciarle e avere il tonno solitario fuori dalla
zona dei palloncini).
Se il tonno viene sotto con le lenze ancora in acqua è
bene levarle e iniziare con i tentativi.
Tentativi volti a imprimere velocità al pesce, alle
esce, o a celare gli inganni.
Una volta avevamo assenza di corrente, vento debolissimo,
stavamo già pulendo la barca, erano le 17.30-18.00,
lenze in acqua allontanate con i palloncini, senza la minima
ombra di piombo o pesi che appesantissero il movimento lieve
delle esche. Mio fratello avvista in lontananza una branco
di
delfini? Era alla sua prima uscita a tonni
..
Ad uno sguardo più attento
. mi accorgo che
non erano delfini. Lancio di sarde, secchiate d'acqua a
poppa ed eccoti uno dei tonni in superficie a 8 metri dalla
barca, si spaventa alla vista di uno che si sporge di più
per vederlo, si allontana, ha fame e mangia su una lenza,
magari non lui ma qualche suo fratello.
Non so il caso di Tango con il pesce sotto la barca, le
casistiche sono tante, e in particolare capire se ha ancora
fame o no.
E così c'è chi ha legato la bottiglia ad un
palmo dall'esca, c'è chi ha messo un amo più
piccolo su metà sarda, c'è
.
Continua
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