A PESCA DI EMOZIONI
Quando la voglia matta di pescare mi assale è molto
difficile resistervi. Sentire il suono emesso dal cavetto
dell'affondatore che traina una esca in profondità,
radere il fondo e seguire il suo andamento attraverso gli
strumenti, sentendosi immersi in sincronia con l'esca quasi
in uno stato di grazia surreale
vedere con un terzo
occhio quello che sta per accadere molti metri sotto di
noi.
Difficile da spiegare ma sono sicuro che molti abbiano
capito cosa voglio dire. Per vivere a pieno queste emozioni
bisogna pescare in solitario o essere accompagnati da compagni
di pesca che non ti inondino di domande sul perché
fai quello anziché quell'altro e senza darti il tempo
di rispondere giù con altre domande.
Bisogna essere con gente con la quale ci si capisce al
volo anche senza parlare. Bisogna essere accompagnati da
vera "gente di mare".
Gente che non trovi mai al posto sbagliato in barca e sa
come muoversi al momento giusto,s apendo aspettare uno strike
per ore senza abbassare la soglia di concentrazione. Ho
cercato di fare aderire a questo modo di pescare qualche
amico ma poi ho dovuto desistere venendo tacciato per un
"dannato della pesca".
Per un periodo ho vissuto come dei fallimenti personali
questi tentativi di conversione; poi ho capito che la passione
non si può insegnare alla stessa stregua delle tecniche!
Questi episodi mi hanno insegnato che un equipaggio è
tale se si hanno in comune obiettivi, uguale bagaglio di
passione e dedizione illimitata. Queste due ultime componenti
possono in qualche modo compensare divari tecnici tra i
membri di in equipaggio. Il mio obiettivo è divertirmi
pescando e non facendo pic-nic in barca. Dello stesso avviso
sono Luciano del "blu parrot" che di passione
ne ha da vendere e Giacomo (direttore sportivo del fishing
club Posillipo.
Appuntamento alle 16 al molo per imbarcarci sul blu parrot,
un Featon che Luciano cura alla perfezione. Ci aspettano
20 ore di pesca no stop godendo di tramonto, alba e vento
fresco interrotto dalle pompate di qualche calamaro over
size e lo stridere repentino dei cicalini. Ottimo sincronismo
a bordo. Nessun calamaro slamato in fase di recupero anche
se difficili da salpare per le generose dimensioni delle
piovre. Tutti i serra che hanno dato alle nostre
esche sono stati prima filati e poi ferrati con maestria.
L'unico cruccio è di aver salpato una sola ricciola.
Per le altre due slamate i calamari erano troppo grossi
da ingoiare. Non importa sapevamo che le esche messe in
acqua dovevano essere il richiamo per pesci di taglia, ma
evidentemente ricciole grosse, sempre più sterminate
dalle cianciole, non erano nei paraggi. Volti stanchi.
Un altro tramonto alle nostre spalle segnala la nostra
permanenza in pesca per più di 20 ore. Qualche frase
ancora fa eco: < lavora bene il pesce> , <fai un
passo indietro è al raffio> , e poi
.grandi
sorrisi, seguiti da abbracci e pacche sulla spalla. <sei
stato grande>, <complimenti per la decisione e la
freddezza nella raffiata>. Vedo uno di quelli che non
sono riuscito a convertire a questo modo di pescare mentre
morde un panino sperando che un pesce suicida si impicchi
ad una esca messa in acqua per caso.
Gli leggo nel pensiero mentre ci osserva in azione: <
ma questi sono dei dannati della pesca!>. Dannati !?
Che parola grossa. Una cosa è sicura i pic nic in
barca proprio non ci piacciono!
Capitano Igfa
Salvatore Mele
Sport Fishing in Napoli
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