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del racconto.
Eravamo in pesca da almeno un paio d'ore poco fuori la piattaforma
Daria dove andiamo di solito miglio piu miglio meno, quando credo
verso le 14:00 mentre ero al telefono con un amico il palloncino
della canna (un Atlantic Roads 80 lb con un everol 9/0 ) che pescava
a 10 metri proprio a picco sotto la barca innescata con una bella
e appetitosa sarda su un amo Owner 9/0, salta via e nello stesso
istante la canna si flette paurosamente e la cicala del mulinello
(che era tarato abbastanza stretto come faccio di solito) comincia
a fischiare con una violenza incredibile.
Mi lancio sulla canna mentre gli altri
mi liberano il pozzetto, faccio fatica a sfilare la
canna dal portacanna e mentre il filo continua a fuoriuscire senza
neanche l'accenno da parte del tonno di rallentare comincio a
chiudere la frizione, passo la canna in poltrona a Robi mentre
io mi metto al motore.
Il filo nella bobina comincia a scarseggiare é arrivato
quasi alla fine, decidiamo quindi di seguirlo con la barca a 9-10
nodi per almeno 200-300 metri.
Quando il pesce decide di fermarsi nel mulinello, si e no, rimangono
meno di cento metri di filo.
I due ospiti che mi avevano espresso la curiosità e la
voglia di provare a stare alla canna, vengono subito investiti
nella prova.
Cosi prima Marco poi Filippo hanno il loro "momento di
gloria" scendendo dalla poltrona dopo circa 15 20 minuti
contenti e sfiniti.
Alla fine prendo in mano il gioco facendo il cambio canna sempre
con la retro innestata in modo da non mandare il filo in bando
e rischiare di "slamare".
Ancora un po' di combattimento alla lunga ma poi non curante di
tutti gli sforzi x tenerlo alto, il "gigante " è
andato "alla picca" e qui e cominciato il lavoro duro.
Mezz'ora di tira e molla con la canna che fletteva nervosa sotto
le pinnate del tonno che si facevano sentire bene sulla schiena
e sulle braccia, e così centimetro dopo centimetro, metro
dopo metro, cercando di non mollare mai o quasi mai centimetri
di filo recuperati con tanta fatica e repentine manovre (ora c'era
Robi ai comandi e devo dire che mi ha assecondato nel migliore
dei modi), finalmente la sagoma del pesce si comincia a vedere
a 15 metri di profondità, poi la macchia chiara e argentata
comincia a farsi sempre più visibile fino a che il nodo
del raddoppio non fuoriesce dall'acqua.
A questo punto il gigante molla improvvisamente di tirare e in
4 pompate me lo vedo uscire a pochi metri dalla barca prima con
la testa e poi a pancia sopra "sfinito".
Lo avevo stremato, come d'altronde lo ero io e cosi piano piano
l'accosto alla barca per l'ultimo rito, la raffiata.
Solo quando l'abbiamo legato ci siamo veramente accorti delle
sua dimensioni e imponenza; in 4 non riuscivamo a caricarlo sulla
plancetta, alla fine però ci siamo riusciti e l'euforia
e di nuovo esplosa tra abbracci e pacche sulle spalle.
Non so quanto siamo stati in combattimento, non abbiamo guardato
gli orologi ma penso che ci siamo rimasti per almeno un ora e
mezza, ma il tempo non conta quando la soddisfazione è
grande.
Torello, Ali Baba Due
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