Pino e il Ruvetto
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Calabria
Sant'Andrea Apostolo dello Jonio
FOTO
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Sono le 5.15 del mattino quando suona la sveglia, il mio
amico Pino sarà già in piedi da quasi un'ora
penso. Si è alzato presto per preparare qualche panino
e recuperare della buona esca, lui la pesca ed il mare li
ha nel sangue, è di Sant'Andrea Apostolo dello
Jonio vicino a Soverato (CZ) 350 metri sul mare, con
una visuale che va da le Castella a punta Stilo.
Perla dello jonio, in passato il paese veniva chiamato
"conca d'oro" x il benessere economico e culturale
di cui godeva.
Sono le 6.00 del mattino, non si è ancora fatto
giorno, quando ci troviamo in darsena località Alaco
per uscire in barca, un cabinato di 5 metri e 70 con due
motori di 75 e 8 cavalli. Pino è già in barca
che sta preparando. Dentro di me sento che sarà una
giornata memorabile ma non lo dico a Pino perchè
tutti e due siamo scaramantici e preferiamo parlare a cose
fatte.
Insieme scrutiamo l'orizzonte, è l'alba, ma il
cielo si illumina più per gli enormi lampi di un
grosso temporale all'orizzonte, proprio in direzione della
nostra posta di pesca, che per effetto delle prime luci
del giorno. Le previsioni annunciano una forte tramontana
che dovrebbe aumentare in serata, Pino mi guarda ed ha già
capito tutto, quando mi dice "andiamo lo stesso vero?",
io gli rispondo con un sorriso e vado a chiamare Nicola,
(l'uomo del rimessaggio) che sbadigliando in continuazione
e dopo averci sconsigliati di uscire accende il cingolato,
aggancia il carrello e in meno di un minuto siamo in mare.
Impostiamo sul GPS le coordinate della nostra posta, a 9
miglia circa da riva su un fondale di poco più di
350 metri dove pescheremo a bolentino di profondità
alla ricerca di occhioni e cernie. Il motore più
grande comincia purtroppo a fare capricci durante il tragitto,
batte in testa, un cilindro sembra non andare e si rifiuta
di superare i 3000 giri, Pino non si scompone ed io nemmeno,
decidiamo che al rientro nel pomeriggio ci dirigeremo al
porto di Roccella Jonica, 14 miglia dalla posta di
pesca, dove ci sarà modo di ripararlo. Intanto ci
stiamo avvicinando al temporale, mentre il sole si alza
e con lui una brezza tesa di tramontana che per fortuna,
allontana e dissolve le nuvole in pochi minuti.
Pino mi passa il timone e comincia a preparare l'esca, (sarde
e totani decongelati, nonostante la levataccia non era riuscito
a trovare niente di fresco) ed il finale classico da Bolentino
di profondità provvisto di un grosso amo e di un
grosso innesco alla ricerca di una preda da ricordare.
Studiamo la corrente, il vento e ci posizioniamo in modo
che le nostre esche possano raggiungere il fondo proprio
nel punto dove sappiamo possano verificarsi le migliori
ferrate. Io sto al motore per garantire che il filo resti
a piombo e la barca il più possibile ferma, Pino
pronto al mulinello elettrico a dare la ferrata. Appena
l'esca arriva sul fondo i pesci iniziano a mangiare e catturiamo
in un paio di passate una diecina di occhioni di buona taglia.
Iniziamo la terza passata, stando molto attenti con un occhio
al GPS, a finire esattamente dove vogliamo noi. La lenza
è arrivata sul fondo Pino la porta in tensione, io
manovro al motore per garantirgli che stia in piombo e la
barca pressoché immobile.
Passano pochi secondi e la canna si piega vistosamente,
Pino con tempismo eccezionale ferra il pesce azionando il
mulinello elettrico, ci guardiamo subito negli occhi, stavolta
"l'abbiamo preso" esclama Pino. L'adrenalina comincia
a scorrere nelle vene e accende sia i miei occhi che in
quelli di Pino, ci sono 323 metri di filo da recuperare
e la possibilità che qualcosa possa andare storto
è alta. La frizione del mulinello è tarata
stretta ma nonostante questo il pesce non viene su, la frizione
slitta continuamente, tutta l'attrezzatura soffre, la canna
poi
.una 16 LB. e nei primi cinque minuti il pesce
non era salito di più di 30 metri.
La punta della canna tocca l'acqua, il filo sembrava (a
detta di Pino) essersi incagliato in un "conzo"
perso in passato da pescatori professionisti, cominciavamo
ad interrogarci su cosa potrebbe esserci la sotto che combatte
con tanta forza, la cernia dice Pino non combatte così
di continuo ma se associata a diversi occhioni ti taglia
potrebbe confonderci.
Dopo 20 minuti siamo a 150 metri ed il pesce non molla,
prende fiato e riparte con veemenza in continuazione. Quando
è passato molto tempo e siamo a circa 80 metri ed
il pesce non molla un colpo, Pino mi chiede di prendere
l'enorme e robusto guadino che abbiamo in barca, probabilmente
sta pensando ad una grossa cernia, e ad un po' di grossi
occhioni, anche se per come combatte io non ne sono così
convinto, ma ovviamente, non gli dico niente.
Pochi minuti dopo il pesce è ormai sotto barca, io
ancora non lo vedo, ma Pino comincia a gridare a squarciagola
"prendi il raffio", mi affretto e vedo
sotto barca una bestia di almeno un metro e sessanta con
occhi verdi enormi che farà di tutto per non farsi
portare in barca. Passo il raffio a Pino che forte della
sua esperienza, lo ferra in maniera decisa e mi chiede aiuto
perchè non riesce, per il peso, a tirarlo in barca
da solo. Il pesce è in barca, l'adrenalina va a mille
io e Pino continuiamo a darci pacche sulle spalle e a ridere,
dopo tanta tensione.
E' un pesce Ruvetto lungo almeno un metro e settanta
con denti degni di uno squalo ed un peso sicuramente superiore
ai 35 chili visto che né io né Pino riusciamo
a sollevarlo bene per la foto: un vero "mostro degli
abissi". Decidiamo di legarlo per la bocca e per la
coda alla murata della barca e di continuare a pescare,
guardo Pino e gli dico "speravo che sarebbe stata una
giornata memorabile, ma adesso ne sono certo. Prendiamo
altri occhioni ed un merluzzo di circa tre chili, ma mentre
recuperiamo il Merluzzo con il guadino, il Ruvetto si libera
dalla bocca recidendo la robusta cima, meno male che era
stato assicurato con un altra cima dalla coda
che
paura Pino si affretta a raffiarlo una seconda volta mentre
il pesce cerca di fuggire nuotando con le ultime ritrovate
forze.
Leghiamo di nuovo il pesce alla barca, raddoppiando la
cima che incredibilmente il "mostro" era riuscito
a spezzare con i denti, sono ormai le tre del pomeriggio
la tramontana ha alzato il mare e con un motore di 8 cavalli
dovevamo percorrere 15 miglia per arrivare in porto.
Ci vorranno circa 4 ore per rientrare, ma io e Pino amiamo
il mare, siamo felici per la stupenda cattura, e non ci
spaventa l'idea di dover rientrare a tarda sera in porto.
Sono le 20 quando arrivando in porto un po' stremati ma
felici, incontraiamo ad attenderci un altro grande amico,
Emanuel che complimentandosi ci aiutava a sistemare
tutto. Concludemmo quella splendida avventura, con una memorabile
mangiata di Pizza e speciali calzoni a mezzanotte nella
PIZZERIA TRE FONTANE dal simpaticissimo Zio di Pino
per gli amici "ZIO VITO" .
Cucco Alberto
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