Serra e Lecce a spinning
( di Giulio Simeone )
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Lo spinning in mare sta diventando una tecnica sempre più
conosciuta e praticata dai pescasportivi. Questo, grazie
anche alle possibilità che ci offre il nostro ricco
mare, soprattutto la foce del Tevere, che, per merito delle
sue correnti, crea l'habitat ideale per molti predatori,
tra i quali quelli interessati nella nostra tecnica: le
lecce e i serra.
I presupposti per una pescata di successo a spinning parte
come sempre dall'assemblaggio dell'attrezzatura.
La canna deve essere di provata robustezza e qualità:
sono da preferire i modelli monopezzo, di lunghezza variabile
tra i 6 e i 7 piedi, con azioni di lancio max. variabili
tra 5/8 e 2 once. Una cosa molto importante è pescare
a spinning con una canna da spinning!
Quindi diffidate da quei rivenditori che cercano di convincervi
che altri tipi di canne sono adatte per tale scopo: niente
di più sbagliato.
Le canne da spinning hanno azioni specifiche del
fusto e sono costruite con una studiata posizione degli
anelli e del manico in modo tali da renderle uniche nel
loro genere. A me personalmente è capitato di entrare
in un negozio e ascoltare il discorso della negoziante che
consigliava, ad un mio amico, una canna da bolentino per
pescare le lecce a spinning, dicendogli che poteva andare
bene anche se era da bolentino. Io gli ho risposto che allora
andavano bene anche le canne da surf casting per fare la
traina
. Lascio a voi le conclusioni
..
L'attrezzatura andrà dimensionata in base al tipo
di pesci presenti in zona: per i serra andranno bene canne
con azione di lancio max. da 5/8 a 1 oncia, armati con mulinelli
misura 4000-5000 e imbobinati con multifibre da 20 libbre.
Per le lecce è consigliabile salire un po' di potenza,
anche se non è detto che attrezzature leggere non
vadano bene. L'ideale è avere una canna che lanci
max. 1 oncia per i più sportivi fino ad arrivare
a canne che hanno un'azione di lancio max. di 2 once, armata
di un buon mulinello, dalla provata meccanica e frizione,
caricato con multifibre da 30 libbre.
Anche i mulinelli devono essere di provata qualità
e robustezza. Sono da escludere i modelli con la frizione
posteriore e recupero troppo lento. Le misure dei mulinelli
adatti allo spinning in foce vanno da 4000 a 8000 con recuperi
intorno i 5:1.
I mulinelli veloci perdono in potenza, ma ci permettono
di far lavorare i nostri artificiali ad una certa velocità
senza un eccessivo spreco di energie. Andranno imbobinati
esclusivamente con filo multifibre, unito, nella parte terminale,
per mezzo di un nodo di giunzione, con 1-1,5 mt. di nylon
o fluorocarbon. All'estremità del terminale collegheremo
un moschettone da spinning da 30-50 libbre.
Gli artificiali sono il cuore di questa tecnica:
nella nostra cassetta non dovranno mancare una vasta quantità
di artificiali diversi nelle colorazioni, nelle dimensioni
e nella struttura: minnows, poppers, walking the dog, jig
e siliconi sono un esempio di tipologie di artificiali adatte
allo spinning in foce.
La tecnica di pesca, a primo impatto, può
sembrare semplice ma non è così: lo spinning
non è caratterizzato solo da "Lanciare e recuperare"
a casaccio, ma prevede, innanzi tutto, una attenta analisi
del luogo di pesca, che deve possedere le caratteristiche
ideali da permettere la permanenza o il passaggio di predatori.
Caratteristiche come rigiri di corrente, tagli dell'acqua
sporca, presenza di mangianza e/o di gabbiani, porti, relitti
e altro ancora, che non sto a citare, sono da tener in considerazione
per il buon esito della nostra pescata. Pescare in un luogo
scelto a caso sarà poco produttivo e quei pochi pesci
che si cattureranno, saranno pescati per pura fortuna.
Scelto il luogo di pesca si procederà con la tecnica
vera e propria. Come detto in precedenza, lanciare e recuperare
non è spinning!
La tecnica del lancio non è banale: bisogna
acquisire una certa famigliarità con la canna e imparare
a lanciare le esche esattamente, o quasi, dove vogliamo
noi. Particolari movimenti del lancio ci permetteranno di
fiondare l'artificiale in modo da non farlo roteare in volo
e la classica "frustata" ci consentirà
di fare un lancio più lungo. Sono movimenti che si
apprendono solo col tempo, tempo che ci insegnerà
ad usare una vera e propria tecnica unica e personale.
Il recupero dell'esca è la fase più
importante di questa tecnica. Dobbiamo dare un senso al
nuoto del nostro "Pezzo di plastica", ad esempio,
far sembrare l'artificiale un pesce ferito che cerca di
sfuggire da un predatore. Per fare ciò il recupero
deve essere svolto da variazioni di velocità, scatti
improvvisi e cambi di direzione. Tutto questo non è
semplice ma con un po' di pratica i movimenti giusti verranno
fuori in modo semplice e naturale.
Nella maggior parte dei casi la mangiata viene preceduta
da un inseguimento a galla, più o meno lungo, da
parte del pesce. E' importante recuperare l'artificiale
fino a sotto la murata della barca, poiché nei lunghi
inseguimenti gli attacchi possono essere sferrati anche
in questo punto.
I combattimenti dei due pesci sono molto diversi tra loro:
Il serra non è un gran combattente. Il suo
combattimento è impostato a galla e caratterizzato
da vari salti che rendono spettacolare il recupero del pesce.
Nella fase del salto è importante un recupero più
veloce, in modo da non lasciare lenza in bando che potrebbe
provocare la slamata. E' importante non forzare troppo il
pesce, in modo da ridurre il numero di salti dovuti dalla
forte trazione. Il serra darà il meglio di se stesso
in prossimità dell'imbarcazione. Questa è
una fase molto delicata che può risolversi a favore
del nostro avversario. Ammortizzata la fuga violenta, bisogna
sfruttare, senza perdere tempo, il momento che il serra
ritorna sotto in modo da non permettergli di fare ulteriori
fughe e concludere il combattimento con la "Coppata"
o meglio ancora con la raffiata finale. Il tutto ovviamente
senza eccessivi sforzi che potrebbero causare la rottura
del filo.
La leccia è un pesce combattivo. Anch'essa
combatte a galla, ma il suo combattimento, anche a parità
di peso, è molto più veloce e potente di quello
del serra. Nonostante ciò, grazie ai bassi fondali
della foce del Tevere, i combattimenti non si prolungano
più di molto, dandoci la possibilità di insidiare
questo predatore anche con attrezzature leggere. E' un pesce
molto diffidente con le esche artificiali, quindi se si
intende fare un uscita mirata a lecce bisogna dare il meglio
di se stessi. La leccia non si slama molto facilmente e
la nostra unica preoccupazione è quella di sollecitare
il potente pesce, ricordando che affrontare grosse lecce,
anche di oltre 20 kg., con un attrezzatura da spinning,
non è una cosa facile. Come per quasi tutti i pesci,
la parte finale del combattimento è una tra le più
critiche, caratterizzata dalla solita improvvisa fuga quando
il predatore vede la barca; quindi, in questo frangente,
bisogna essere pronti a concedere frizione non appena la
leccia la richiede. Un buon raffio, per salpare la preda,
sarà lo strumento che, a bordo della nostra barca,
non dovrà mai mancare.
A questo punto l'unica cosa da fare è uscire a pesca
e provare e riprovare quanto su scritto, cercando i compromessi
che magari vi possono portare a catturare una bella preda,
magari come quella della foto.
Giulio Simeone, Tsunami.
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