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Indice Catture Anno 2011

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Pesca in traina a tonni

Anzio

Alberto Liguori

Anzio - Settembre 2011

 

 

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Una giornata particolare


Oggi è una giornata particolare, il cielo non è chiaro, c’è qualche nube e fa caldo, io e il mio amico Pietro alias hemingwai per via della passione che ci accomuna:
la pesca, e del suo inseparabile sigaro aromatizzato al caffè. Stiamo andando a pesca. Non è l’orario migliore, ma abbiamo finito presto di lavorare e quindi decidiamo di uscire. La barca è li, ci attende, sistemiamo le attrezzature, facciamo il pieno di benzina, giriamo i cappelli con la visiera dietro e partiamo.

 

Usciti dal porto il mare ci accoglie non felice, delle onde nervorse ci dicono che oggi sarà una giornata dura, ma a noi piace, è la sfida. Salutiamo il mare e il sole ringraziandoli per quello che ci regaleranno, il nostro è un rito.


In mare non c’è nessuno ad eccezione di grosse navi e pescherecci in rientro, siamo soli e ci guardiamo, l’eccitazione della pesca ci fà dimenticare i moniti delle onde. Ho con me la mia nuova canna, una canna leggera 8 libbre, mi piace è nervosa e sensibile come un gatto.


Usciti per circa 6 miglia il mare diventa blu cobalto, le onde si
trasformano in morbidi dossi che ci cullano: entriamo in pesca. Ognuno di noi sceglie la propria esca e cominciamo………………………dopo una mezz’ora circa il cimino della mia “gatta” comincia a sussultare, qualcosa c’è, comincio il mio recupero e subito affiora un maccarello, troppo piccolo, inesperto, lo slamo e lo lascio andare, non prima di averlo ringraziato.

 

Passa il tempo il mare non migliora, anzi il cullare di prima diventa scuotimento, ora non si scherza, e tutto diventa tecnico, togliamo tutto dal fondo della barca, zaini, scatole, corde, sistemiamo tutto, dobbiamo essere pronti, acceleriamo la velocità di traina, ma abbiamo esche piccole e c’è il rischio che non tengano la velocità e che incomincino a saltare fuori d’acqua vanificando così la speranza di spesca.

 

Pietro accende un ulteriore sigaro, respiro l’odore del suo fumo, e anche se ormai ho smesso da tempo di fumare mi piace. Scrutiamo il mare, insieme guardiamo se i gabbiani ci possano indicare un punto, ma niente i nostri alleati piumati oggi non ci sono, e mentre il tempo passa il mare ci regala piccole emozioni, e ormai siamo in mare da tre ore.


All’improvviso tutto cambia, uno stormo di gabbiani compare all’improvviso e si lancia in un punto determinato, ma è lontano: partiamo, il motore spinge al massimo, le canne sibilano e le frizioni di tanto in tanto slittano. Spruzzi d’acqua ci bagnano il viso, teniamo tutto canne cappelli, noi. La barca spacca le onde noi siamo invasi da un eccitazione eccessiva, ma siamo come due bambini che vedono le giostre, dobbiamo sbrigarci la mangianza è lì.

 

Arriviamo, poco prima rallentiamo, 2000 giri, velocità di traina

5 nodi…….. noi siamo pronti………………….. i gabbiani si tuffano nel blu, sembrano dardi lanciati, il mare ribbolle, la frenesia è al massimo. All’improvviso strike la mia canna si piega, tanto, troppo, la prendo e Pietro inizia la manovra di controllo, ma subito dopo strike, anche la canna di Pietro gli stà regalando un emozione.

 

Spegniamo il motore, non abbiamo tempo per nulla, sento sulle braccia tutta la potenza del pesce, non riesco a contrastarlo, il mio mulinello fischia e vedo il filo che si sbobina velocemente…..tento un azione di recupero, stringo leggermente la frizione, il pesce si ferma, la gatta graffia.


Il mare ci scuote, la barca resta in balia dei flutti, sotto di noi la mattanza dei tonni continua, non sento nulla, Pietro mi parla mi urla qualcosa che non capisco, io sono preso troppo preso dal mio “nemico”, e sento che lui è forte. La mia canna è ormai ridotta come un ferro di cavallo, il mio pesce è sotto la barca, non posso perderlo, non devo perderlo………..è la frase che ho fissa in mente. Continua la battaglia, ma siamo fermi, sento il pesce pensare, sento quale tattica difensiva addotterà, sono qui le braccia tese e la gatta che soffia, comincio a “pompare” tento di scuotere il pesce che mi concede qualche metro ma che subito riprende, anzi, guardo la bobina del mio mulinello, quanto filo avrò?


Non vedo Pietro al mio fianco, ma sento che anche lui stà combattendo il suo pesce, stavolta qualcosa si stà capovolgendo, siamo noi ad essere cacciati. Improvvisamente la canna di Pietro frusta l’aria, Pietro si sbilancia all’indietro e si regge al parabrezza, un tutt’uno di amarezza e delusione gli si legge in viso mentre ancora la sua canna vibra, prontissimo si mette in manovra vuole aiutarmi. Le onde continuano a contrastare le manovre siamo in vortice, intanto il mio pesce non mi dà tregua, continua a cacciarmi, comincio a preoccuparmi, il filo è quasi finito, forse ne ho per 200 metri ancora, e dopo?


Stringo ancor di più la frizione, Pietro mi urla di non farlo, ma sono sordo, il pesce ancora una volta si ferma. Tento un ulteriore azione di recupero, e ricomincio a imbobinare filo, ma la leva del mulinello spesso và a vuoto, il rocchetto è fermo, il pesce non si muove. Poi improvvisamente riparte, si riferma riparte, stavolta veramente, sento la “gatta” strattonarmi, violenta……. la gatta è ferita. Il filo si spezza, la canna frusta l’aria con un respiro d’aria come se fosse rimasta in apnea per troppo tempo. Anche io mi tengo al tubo del parabrezza per non cadere, e tutto d’improvviso si calma, non ci sono più i gabbiani, non ci sono più i tonni, e non ci sono più le onde.


Tutto si ferma. Io e Pietro ci guardiamo, restiamo per un po’ in
silenzio, poi sorridiamo, siamo stanchi e felici, l’emozione c’è stata e forte. Mettiamo il motore in marcia, ormai il sole è all’orizzonte e ci stà salutando, la giornata di pesca è finita, il mare ci concede un rientro calmo, ci permette di raccontarci la nostra avventura, e ci consoliamo con frasi tipo: la pesca è questa, un emozione, non tanto per la preda, ma per il brivido che la stessa ti dà, è vero, è vero, concordavamo…. ma dentro ci rodeva!

 

Alberto

 

 

 

 

 


 

 

 

 

31 Dicembre - 2011