Lampuga sotto al "cespuglio"
13 Novembre 2006
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Era da una settimana che avevamo voglia di uscire per una
battuta di pesca in altura. Da quando la barca è
stata spostata da Scanzano a Taranto, le uscite sono più
frequenti, forse perché più gratificanti..
Con Claudio e Peppe, i soliti amici di tante avventure a
Scanzano, decidiamo di organizzare per domenica 13 novembre.
Ci svegliamo prestissimo, e dopo una ricca colazione dal
solito "amico" barista, che simpaticamente ci
augura il suo solito affettuoso BP (ormai ce lo aspettiamo
sempre!), ci avviamo verso Taranto. Durante il viaggio,
da Potenza a Taranto c'è un'ora e mezza di macchina,
si parla delle nuove tecniche di pesca che Giacomo Bot mi
ha insegnato nell'ultimo anno trascorso, e come, seguendo
i suoi preziosi consigli, io abbia avuto un notevole miglioramento
della mia tecnica, confermato dalle innumerevoli catture
realizzate.
Appena arrivati al porto, Claudio subito a sistemare la
barca, e a far si che tutto fosse ordinato e pronto per
l'uscita. Un sole splendido ed un mare piattissimo ci hanno
permesso di arrivare subito nella zona di pesca a circa
18 miglia dal porto. Durante il tragitto Peppe ed io abbiamo
iniziato a montare le 5 canne che avremmo utilizzato nella
giornata. Purtroppo una delle canne aveva l'apicale rotto,
per oscuri motivi, visto che Claudio aveva controllato prima
ed era tutto a posto. A quel punto abbiamo deciso di montare
una penn da 6 lbs (unica canna di scorta!!)0 con un Avet
12 ed un monofilo 17 lbs,, visto la "leggerezza"
della canna per il tipo di pesca che avremmo fatto, abbiamo
deciso di raddoppiare gli ultimi 5 metri e montare un finale
di fluorocarbon diametro 0,40.
Finalmente filo le canne.
Con Peppe e Claudio si parlava dell'altro argomento comune
tra pescatori...di donne, e tra una risata e l'altra intravediamo
un pedagno, che pensiamo fosse di un palamito a spada.
Immediatamente Peppe, ricordandosi di essere prima di tutto
un grande pescatore di trote, urla "il mio cespuglio!
Il mio cespuglio!", e Claudio di rimando gli
fa presente che non siamo sulla diga del Cogliandrino ma
a mare, dove è un po' difficile trovare cespugli.
Peppe a sua volta risponde a Claudio che lui intende per
cespuglio tutto quello che può trovarsi libero in
acqua, anche un pedagno, e che può creare un minimo
di rifugio per i pesci predatori.
Io ascoltavo divertito il loro battibecco e proprio mentre
stavo per dire la mia, parte la penn.
Il mulinello sembrava non fermarsi più, il vettino
della canna piegato all'inverosimile, quasi a toccare il
pelo dell'acqua, e noi già a ingiuriare pensando
di aver preso il pedagno.
Subito però ci siamo resi conto che si trattava di
un pesce, ed anche grosso. Le preoccupazioni erano di perdere
tutto, addirittura spezzare la canna, visto che era piuttosto
leggerina. Fortunatamente le cose sono andate diversamente,
dopo circa una trentina di minuti di combattimento, con
più di cinque fughe da parte del pesce, vediamo arrivare
al raffio un esemplare di Coryphaena hippurus di dimensioni
veramente notevoli.
Claudio che aveva lasciato il timone a Peppe, raffia la
splendida preda issandola con non poche difficoltà
viste le dimensioni e la combattività, a bordo della
barca.
La soddisfazione è stata tanta, considerando l'attrezzatura
impiegata per catturarla. Alla pesa risultava di 16, 3 Kg,
sicuramente l'esemplare di lampuga più grande che
io abbia mai pescato.
Dopo questa splendida cattura, altre 3 lampughe sui 5 Kg
sono state prese insieme a 3 alalunga sui 10 Kg l'uno più
o meno.
Verso le quattro del pomeriggio abbiamo fatto rotta per
il porto, dopo una giornata bellissima, piena di soddisfazioni
e anche di risate..c'è mancato poco che Peppe non
finisse a mare nel recuperare l'ultimo tonno, ancora emozionato
per la lampuga presa (non finiva di guardarla!).
Stanchi ma soddisfatti, ormeggiavamo la barca, e ci avviavamo
verso la macchina tra gli occhi incuriositi e ammirati degli
altri pescatori. Speriamo di ripetere quanto prima una giornata
simile, magari anche insieme all'amico Giacomo Bot e a tutto
lo staff di Cose di Mare di Napoli.
Piero Della Tommasa - Taranto
Imbarcazione Albatros 22
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